Educazione degli adulti

Il nuovo numero di EPALE Journal fa il punto su luci e ombre dell’apprendimento permanente in Italia negli ultimi 10 anni

27/07/2022

Cos’è l’apprendimento permanente? Secondo la legge italiana che dal 2012 disciplina questo ambito, esso consiste in “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale” (Legge 92 del 28.06.2012, articolo 4, comma 51). Guardando al quadro di riferimento delle politiche europee il Consiglio Europeo specifica: “l’apprendimento degli adulti è un elemento essenziale del ciclo dell’apprendimento permanente che copre l’intera gamma di attività di apprendimento formale, non formale e informale, sia generale che professionale, intraprese da adulti dopo aver lasciato il ciclo dell’istruzione e della formazione iniziali (Risoluzione del Consiglio Europeo 2011/c 372/01 pubblicata sulla GUCE del 20).

Il nuovo numero di EPALE Journal fa riferimento al Convegno “L’apprendimento permanente in Italia. Le scommesse del passato, la krisis del presente, le sfide del futuro. Dieci anni di RUIAP” che ha celebrato i dieci anni di impegno nazionale della Rete che collega le Università che, a livello di Alta Formazione, in Italia, lavorano per tenere viva e diffondere la sfida dell’apprendimento permanente. Il Convegno ha posto all’attenzione della comunità scientifica il tema centrale dell’apprendimento per tutti e per tutto l’arco della vita, un diritto di ogni persona umana, sancito in Italia proprio dalla Legge 92 del 2012.

In questi ultimi dieci anni, molti passi sono stati compiuti per transitare dalla norma alla sua applicazione. Sappiamo, però, che a fronte di un impegno per costruire una struttura di riferimento per le politiche, nei fatti, siamo ancora lontani dall’esercizio di buone pratiche che risolvano un ritardo congenito del nostro paese verso la cura e la crescita degli apprendimenti, delle conoscenze e delle competenze in età adulta. Attualmente, questo ritardo si sconta
sul terreno, soprattutto, di un alto tasso di drop out e di early school leavers, si sconta nella richiesta di competenze da parte del mercato del lavoro che le imprese affermano di non riuscire a trovare, si sconta con alti tassi di giovani che non cercano lavoro e non sono in formazione, si sconta con il problema del reinserimento lavorativo di coloro che
escono dai percorsi professionali anticipatamente rispetto all’età pensionabile, solo per citare alcune problematiche che riguardano i low skilled la fascia di popolazione adulta con minori tutele sul diritto all’apprendimento.

Le tre sezioni del volume, tra contributi teorici, ricerche e pratiche, intendono raccogliere le questioni cruciali del dibattito nazionale. Partendo da un aspetto cruciale ma tralasciato – quello del diritto all’apprendere – si propone all’attenzione dei lettori la riflessione della ricerca accademica che spazia dall’apprendimento informale e dal riconoscimento delle competenze, al ruolo dell’apprendimento nella transizione digitale e lo sviluppo di nuove competenze per la salute e la sicurezza sul lavoro, le modalità didattiche innovative sperimentate durante la pandemia, DAD, DIP, DDI, e, soprattutto sull’influenza che queste possono aver avuto sul benessere psicosociale. La ricerca guarda all’innovazione didattica, anche in contesti di lavoro quali l’Industrial Engineering e il Management d’impresa e alle competenze generate dalla pandemia all’interno delle imprese cooperative.

La sezione delle “pratiche” propone 4 esperienze che in modi diversi guardano al rapporto tra lavoro e educazione non formale come cruciale per lo sviluppo della persona, e propongono soluzioni concrete per la realizzazione di un sistema organico e efficace dell’apprendimento permanente.

[Il testo è liberamente tratto dall’Editoriale, ndr]

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