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Come Erasmus mi ha portato a fare del bene in America Latina

A inizio aprile sono stata chiamata a raccontare la mia storia di Erasmus durante la conferenza internazionale TCA “Civic participation and EU values. Make Europe shine!” a Siviglia. L’occasione non poteva essere migliore per celebrare, a voce alta e in condivisione europea, il ventesimo anniversario della mia esperienza Erasmus svoltasi proprio a Siviglia tra il 2004 e il 2005 presso l’Universidad Pablo de Olavide: da allora si sono aperte porte, aperte menti, creati ponti dentro e fuori i confini italiani.

Al tempo, l’idea di partire per un luogo sconosciuto ma di essere in Europa mi ha fatto sentire un po’ meno fuori casa e senza paura: effettivamente, seppur abbia dovuto imparare un’altra lingua per poter comunicare in modo efficacie e profondo con gli altri, non mi sono mai sentita straniera fino in fondo. Anzi, sin dal primo momento mi sono sentita accolta e aiutata.

Per quanto mi sia capitato che le persone con cui mi relazionavo a volte si riferissero a me utilizzando l’appellativo ‘l’italiana’, non ho mai percepito che questo fosse un aspetto denigrante ma, piuttosto, un elemento caratterizzante. Sono sincera: mi ci è voluto del tempo per capirlo del tutto ma ho compreso, nel corso degli anni, che era solo un fatto di provenienza e di riconoscimento di radici.

Finché ho realizzato che in Erasmus potevo condividere con molte più persone la radice europea come una linfa vitale comune: questo senso di appartenenza è diventato una consapevolezza.

Mamma Europa e papà Erasmus mi hanno fatto comprendere che sentimenti di appartenenza a una comunità più grande, l’attitudine a condividere relazionandosi con curiosità, l’apertura mentale, l’inclusione dell’altro, il riconoscimento della ricchezza della diversità, la passione per la pluralità corrispondono ai valori europei di lealtà, pace, solidarietà e tolleranza.

I passi mossi con l’Erasmus universitario hanno contribuito all’acquisizione linguistica utile per superare le frontiere europee fino a farmi raggiungere, negli anni successivi, l’America Latina dove ho realizzato per un anno  un volontariato con giovani svantaggiati e conosciuto la cooperazione internazionale. Al rientro in Italia, e al fine del compimento degli studi specialistici in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università di Urbino, ho unito la ricerca negli archivi europei di Firenze e Fiesole, passando per Madrid, per poi andare a Bruxelles e da qui nuovamente in Ecuador per quasi altri due anni nella cooperazione internazionale allo sviluppo e universitaria. Fino a ritornare a svolgere un dottorato in Spagna nella stessa università in cui ho svolto l’Erasmus.

Durante gli anni italiani, le mie collaborazioni con centri giovanili e informagiovani hanno dato vita a sportelli informativi sul programma Erasmus+. Da qui ha preso vita uno scambio giovanile interculturale in Slovenia rivolto a giovani adulti provenienti da 7 differenti paesi europei: sotto l’egida della sostenibilità ambientale, ho avuto l’opportunità di accompagnare il gruppo di partecipanti italiani in qualità di ‘youth-leader’. Un’esperienza davvero formativa e di lungo effetto.

Attualmente, mi trovo nel mondo della scuola in veste di personale non docente: ottimo ponte per intessere reti con il territorio e la formazione degli adulti sul programma Erasmus+.

Per me è come un dare continuità all’esperienza svolta seminando laddove le opportunità spesso non ci sono semplicemente perché non se ne conosce l’esistenza.

Perciò, continuando ad essere animata da questa passione ‘Erasmiana’, ho scelto di impegnarmi formalmente con Indire al fine di diffondere l’importanza dell’esperienza Erasmus raccontando la mia storia e implicandomi per la formazione degli adulti.

Anche quando le opportunità che vediamo ci sembrano le uniche prospettabili, l’Erasmus con ciò che offre può cambiare la vita del singolo e della collettività che ne usufruisce direttamente e indirettamente, grazie a storie, disseminazioni e incontri. E certamente, questo potrà contribuire alla formazione di cittadini europei più consapevoli e coinvolti.

In questo senso, il mio impegno civico è quello di attivarmi per far sì che l’Erasmus continui a vivere come concetto, come programma, come opportunità, per aprire la mente e cambiare la vita ma anche come trampolino per diventare più partecipi alle decisioni di livello europeo.

Ma la cosa che attualmente più mi stimola è parlarne ai bambini e ai pre-adolescenti, oltreché agli adulti: genera stupore dialogare con loro di un’esperienza fatta in solitaria, in un posto sconosciuto, e delle amicizie e legami profondi che si sono intessuti nel tempo, fino a far diventare certi luoghi estranei ora una seconda casa, con una porta sempre aperta e qualcuno pronto ad accoglierti.

Proprio nei giorni della TCA mi sono riunita a casa di Belén e Carlos con i quali coltiviamo una amicizia nata proprio durante il mio Erasmus: ed è proprio sotto quel tetto che abbiamo raccontato ai loro bambini di 5 e 7 anni la mia permanenza a Siviglia e di quello che un giorno potrebbero fare loro con l’Erasmus.

Questa è l’Europa che vorrei e, oltre a raccontarla alle future generazioni in un’ottica di scambio e fratellanza e solidarietà, mi sembra molto importante condividere questi stessi concetti con coloro che spesso si sentono tagliati fuori da questo tipo di opportunità: tutto quel mondo che rotea fuori dalla scuola e dalle università. È anche per questo che tramite INDIRE mi sono impegnata nel ruolo di Ambasciatrice Erasmus+ e EPALE nelle Marche per il settore educazione degli adulti, poiché considero che una delle chiavi per aprire nuove porte sia l’educazione degli adulti, della società civile operativa a cui deve arrivare un messaggio forte e chiaro di quante opportunità si possano prospettare fuori dalle proprie piccole o svantaggiate realtà e da come, un passo dopo l’altro, sia possibile arrivare ad un gradino superiore, fino a poter condividere nell’incontro con l’altro un processo di crescita personale sotto forma di abilità e consapevolezze interpersonali, in un giardino di pace sempre più allargato di nome Europa.

di Laura Inzerilli
Ambasciatrice Erasmus+ EDA Marche