Il Programma
Storie e buone pratiche
In viaggio con la Scuola delle Mamme del CPIA 1 Torino: un Erasmus+ tra volontariato e intercultura
La Scuola delle Mamme del CPIA1 “Paulo Freire” di Torino è nata circa quindici anni fa dalla collaborazione con il Gruppo Abele, per offrire alle donne con figli piccoli la possibilità di studiare in un ambiente accogliente. Nei locali dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti, sono state istituite due sezioni: una per la scuola media e una per l’alfabetizzazione, mentre i bambini da 0 a 5 anni vengono accolti nello “Spazio Bimbi”, seguiti da educatrici con attività dedicate.
Un Erasmus per crescere e restituire
Dalla collaborazione con le educatrici è nata l’idea di proporre alle studentesse un’esperienza Erasmus+ incentrata sul volontariato. L’obiettivo? Rafforzare la cittadinanza attiva e la consapevolezza dell’aiuto ricevuto negli anni dal Gruppo Abele, che le ha sostenute nel loro percorso di integrazione, crescita personale e familiare.
L’attività scelta è stata il recupero e riutilizzo di vestiti usati, un progetto che unisce solidarietà e sostenibilità. A ospitarci è stata Fabric Republic, un’iniziativa dell’Ong IASIS di Atene, dove nulla viene sprecato: l’acqua per il lavaggio è scaldata con pannelli solari, i detersivi sono ecologici e i capi non riutilizzabili vengono trasformati in borse, pupazzi e gadget.
Quello che abbiamo visto ad Atene assomiglia molto a ciò che facciamo al Gruppo Abele”, racconta Hakima, mediatrice culturale. “Anche noi raccogliamo vestiti usati, li selezioniamo e li distribuiamo alle persone più vulnerabili. Spero che questa esperienza abbia fatto capire alle partecipanti l’importanza del volontariato e che, ora che sono rientrate, abbiano voglia di dare una mano anche qui, anche come forma di restituzione del supporto ricevuto”.
Atene, un ponte tra culture
La scelta della destinazione non è stata casuale. Atene, oltre a essere la culla della democrazia, è stata parte dell’Impero Ottomano per circa 500 anni. Questo ha permesso alle nostre allieve, provenienti da Egitto, Afghanistan e Marocco, di ritrovare tracce della propria cultura nelle antiche moschee, nei musei e nei bagni turchi storici.
Abbiamo lavorato fianco a fianco: studentesse, insegnanti, educatrici. Abbiamo visitato la città, condiviso pasti e momenti di convivialità, come un aperitivo in un roof garden con vista sull’Acropoli, nel rispetto delle convinzioni di ciascuna. Una piccola curiosità? Nei menu dei locali, la selezione di bevande analcoliche era ricca quanto quella alcolica, una piacevole sorpresa per chi non consuma alcol per scelta o per tradizione.
Un viaggio per le mamme… e per i loro bambini
Un aspetto cruciale dell’organizzazione è stata la conciliazione con le esigenze familiari. Per rendere il viaggio possibile, abbiamo portato con noi i bambini più piccoli, mentre i più grandi sono rimasti a casa con i papà, diventando così beneficiari indiretti del progetto Erasmus+, in un’inaspettata azione di empowerment maschile.
È stato bello vedere i papà impegnarsi davvero con i nostri figli. Non solo hanno accettato il nostro viaggio, ma si sono organizzati per prendersi cura dei bambini e della casa. È stata una piccola rivoluzione”, racconta Kamar, mamma egiziana.
Le mattine erano dedicate al volontariato: le mamme selezionavano i capi d’abbigliamento, verificavano le taglie e li preparavano per la distribuzione alle associazioni beneficiarie. Takis, il nostro tutor, ci ha spiegato l’importanza di una catalogazione precisa: ogni richiesta deve essere dettagliata, per evitare sprechi.
Nel frattempo, i bambini svolgevano attività laboratoriali con le educatrici, spesso legate al tema dei tessuti, in sintonia con il progetto.
L’inglese, il supporto reciproco e una TikToker d’eccezione
La lingua veicolare dell’esperienza è stata l’inglese, con l’aiuto delle insegnanti e di Chiara, docente di inglese. Ma un ruolo fondamentale l’ha avuto anche Kamar, una delle mamme partecipanti alla mobilità, che ha potuto riscoprire e mettere in pratica le sue competenze linguistiche.
Non avrei mai pensato di riuscire a parlare in inglese con persone di altri Paesi, ma ce l’ho fatta! Questo viaggio mi ha dato molta più sicurezza e ora voglio continuare ad imparare”, confida con orgoglio.
Un altro elemento straordinario è stato il sostegno quotidiano tra le partecipanti: dall’aiutarsi nella gestione dei bambini al supporto linguistico e logistico, tutto è stato vissuto con un sorriso. E poi c’era Asmaa, la nostra esperta TikToker, che ha documentato l’esperienza con video e racconti sui social, valorizzando il viaggio anche nella dimensione digitale.
Non vedevo l’ora di raccontare il nostro viaggio a tutte le persone che mi seguono. Ho fatto vedere tutto quello che stavamo facendo: il lavoro, le risate, la città… È stato bellissimo ricevere i commenti di persone che si sono emozionate con noi”, dice entusiasta.
Oltre il volontariato: cultura, memoria e nuove prospettive
I pomeriggi erano dedicati alla scoperta della città: l’Acropoli, il museo archeologico, la Fondazione Stavros Niarchos, progettata da Renzo Piano e sede della Biblioteca Nazionale e dell’Opera di Atene.
Abbiamo festeggiato il compleanno del piccolo Hessam in un locale da fiaba, mentre mamme e bambini si sono concessi un pomeriggio al Luna Park natalizio, in una nuova esperienza di intercultura e rispetto reciproco.
Uno dei momenti più toccanti è stata la visita al quartiere Victoria, abitato da molti afghani e con negozietti che vendono prodotti tipici del loro Paese d’origine.
Entrare in quei minimarket è stato come tornare indietro nel tempo. Abbiamo trovato riso, spezie, dolci e tè afghani…Ho comprato dello zafferano e del pane come quello che faceva mia madre. Per un attimo mi sono sentita a casa”, racconta Gul, afghana, con un sorriso velato di nostalgia.
Un’esperienza di crescita e consapevolezza
Per le nostre giovani mamme, questo Erasmus ha rappresentato molto più di un viaggio: ha rafforzato l’autostima e la consapevolezza delle proprie capacità. Alcune di loro hanno conseguito buoni titoli di studio nei Paesi d’origine, ma nessuna lavora, e quindi nessuna è economicamente indipendente.
In classe abbiamo spesso osservato come queste donne, pur piene di risorse, abbiano vissuto una transizione diretta dalla tutela della famiglia d’origine a quella del marito, senza la possibilità di riflettere davvero su se stesse. Questa esperienza ha rappresentato per loro un primo passo verso una maggiore autonomia.
Anche per i bambini è stato un viaggio speciale: forse i più piccoli non lo ricorderanno, ma i più grandi sì. E il seme della scoperta e della diversità è stato piantato.
Un modello Erasmus+ per il CPIA
Questa mobilità Erasmus+ KA1 si riassume in parole chiave: empowerment, life skills, intercultura, cittadinanza attiva, sostenibilità, economia circolare, coesione sociale.
Nel percorso di accreditamento Erasmus+ del CPIA1 Paulo Freire di Torino, finora abbiamo coinvolto circa 60 studenti in mobilità all’estero. La selezione avviene con criteri attenti ai reali bisogni educativi, in accordo con il Consiglio di Classe e la Commissione Erasmus.
La preparazione linguistica è una delle sfide maggiori, ma il supporto degli insegnanti e l’incontro con partner europei inclusivi facilitano l’integrazione. Abbiamo realizzato mobilità in Spagna e Francia, su temi ambientali e culturali, e prossimamente ci concentreremo su salute, benessere e attività fisica all’aperto.
Il nostro motto è “Una scuola grande come il mondo”, perché il mondo è davvero nelle nostre classi. Vogliamo offrire conoscenza, competenze e opportunità, affinché i nostri studenti siano non solo destinatari di inclusione, ma anche protagonisti attivi di un’Europa unita nella diversità.
di Vanna Tessore, referente Erasmus+ CPIA 1 “Paolo Freire” Torino
a cura di Alessandra Ceccherelli, Agenzia Erasmus+ INDIRE
L’esperienza della scuola delle mamme è stata presentata in molti contesti, tra cui Fierida 2025 e il Festival Women and The City 2024.
Per saperne di più
Articolo La Repubblica gennaio 2024
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Gruppo Abele Torino
L’Accreditamento Erasmus+ per l’Educazione degli adulti